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Nel comune di Ardore. La tradizione popolare ci narra l' avvenimento:
Un ricco mercadante, uso a navigare per lontani mari, una volta fu sorpreso da terribile tempesta ed era sul punto di perdersi con tutto il suo piccolo equipaggio. Esaurito ogni sforzo per reggere il legno contro i marosi che da ogn' intorno lo combattevano, egli, come pieno di fede che era, genuflesso sulla tolda della stanca nave, tutto compreso da fervore, volge l' ultima preghiera al cielo, e fa voto alla Stella del mare alla Vergine estremo refugio dei cristiani, perché lo salvasse dallo imminente pericolo, ed in eterno ricordo di tanta grazia Le avrebbe fatto scolpire un condegno simulacro di marmo.
Come per incanto, immantinenti la tempesta si placa;
il mare furente si calma, il cielo si rasserena, l'astro maggiore squarcia le nubi, che si dileguano, ed apparisce sfolgorante nei suoi torrenti di luce. Il piccolo equipaggio nel conforto del pianto riconosce un miracolo, e dal profondo del cuore ne rende grazie alla Vergine consolatrice degli afflitti. La nave, spinta da prospero vento, approda salva a' suoi lidi.
Immediatamente il mercadante riparti per recarsi dal più abile scultore di quei tempi; gli ordinò la votiva statua e stabilì secolui il tempo in cui doveva averla consegnata. Aveva lo statuario appena abbozzato il suo lavoro, quando, assalito da grave infermità, mal suo grado dovette lasciarlo, senza che per più mesi potesse darvi su anco un solo colpo di scalpello.
Intanto il mercadante, fatto costruire apposta un bastimento, e venuto il tempo stabilito collo scultore per la consegna della statua, recossi da lui per averla. Ma quale non fu la dolorosa sorpresa di entrambi?
Lo scultore alle angosce fisiche della malattia univa quelle morali del suo decoro per la mancata obbligazione; il mercadante poi che in un attimo vedeva crollata ogni sua aspettativa, e, quel ch'è peggio, egli pensava, venuto meno al voto della Vergine; ma, persuaso poscia che nell'inadempimento non colpavano ne lui ne lo scultore, chiese a costui che almeno gli facesse vedere il marmo in abbozzo.
Recaronsi per ciò entrambi nella stanza da lavoro dell'artista; ma chi può descrivere il loro sbigottimento, la loro meraviglia in trovando non già un rude blocco di marmo, ma una statua bella e compita, bella d'uno splendore veramente divino? Si prostrarono innanzi alla prodigiosa imagine; e, riavutisi del primo stordimento, lo scultore, voltosi al mercadante, disse: ""Amico, è tanto grande la mia confusione per questo avvenimento, che io non so dire nulla! Credetemi, io vi giuro che questa Gran Madre non è opera mia; dessa è opera dell' Artefice eterno. E per darvi sicura prova della verità di quanto vi giuro, io vi dico: prendetevi questa imagine, dessa è solo vostra; portatela al luogo per cui fu destinata"".
Il mercadante non cape in sé dal contento. Brilla il suo volto di gioia, fa riporre la prodigiosa imago sul nuovo bastimento; e, appena terminato il lavoro d'imbarco e messo in ordine l'equipaggio, la nave, sciolte le vele, riprende il viaggio con sì prospero vento, che corre sulle onde come fosse un uccello a volo. Quando pervennero a' liti di Ardore di Calabria, la nave si ferma per non andare più innanzi. Allora i marinai, ammainate le vele, si danno all'opera per spingere innanzi la nave; ma, per quanto fossero estremi i loro sforzi, il legno non si muoveva punto da colà. Divulgatisi tali fatti nella contrada, scesero al mare gli Ardoresi ed i Condojannoti con notari, scrivani e danaro onde potessero assicurare ciascuno al proprio paese il possesso della statua; ma la sua meravigliosa bellezza fece sì che non essendosi potuto apprezzare, si stabilì che si ponesse sopra un carro cui fossero aggiogati due giovenchi selvatici e lasciati quindi trasportare così la statua in loro balìa, a quel paese si desse il possesso di essa al quale più vicino fermassero.
Allora soltanto la nave si potette trarre al lido e, posta la statua sul carro e tirato da quei furenti animali, attraversano il bosco, ed arrivati al luogo detto la Grottella, poco lungi dal villaggio di Bombile, in una valle in vista di Ardore, colà si fermano. Si comprese allora che la Vergine doveva esser posta nella Grotta che ivi esisteva scavata nella rupe, e cosi fu fatto.
A tale portento la gente della contrada lascia ogni lavoro e corre ad osservare la sacra imagine, la quale in tutti desta sempre più nuova e grande meraviglia.
Ben presto si dà opera a costruire un altare per collocarvi sopra la statua ed erigere una chiesa presso quella grotta. Nel corso del lavoro si ebbe gran necessità di acqua da bere, e gli operai non potevano più soffrire la sete. Allora, per un prodigio operato dalla Vergine, si vede da una rupe tutto ad un tratto sgorgare una fontana di fresca e purissima acqua, della quale tutti si dissetarono, ed anche oggidì si dissetano. Posteriormente i monaci Basiliani, che avevano preso in custodia il luogo, avevano trasportato la prodigiosa statua nel loro antico convento presso Condojanni; ma avvenne che quinci la statua scomparve e poi fu ritrovata nella sua grotta. Come pure, continua la tradizione, a cura dei Basiliani medesimi, la statua si era colorita; ma, senza scorgersene il come, vedevasi ritornata nel suo natural colore.
In questo modo, in mezzo a' prodigi, iniziavasi il culto della Madonna della Grotta di Bombile. Ora, il tempo in cui questi fatti siano intervenuti la leggenda popolare non dice: ma, ritenendoli in massima, ed accoppiando ad essa la data del 1508, ed un'altra del 1571, che leggesi in un'ampia grotta annerita, scavata a lato della chiesa, possiamo dedurre quanto dapprincipio dichiaravamo, che tutto cioè abbia avuto origine nel secolo XV, se non prima. Oggi il Santuario, purtroppo, a causa del crollo dell'intero costone, è andato completamente distrutto e, pertanto, è visitabile solo nella parte delle scale che fanno intravvedere oltre alla gigantesca frana anche quello che è rimasto del costone. La Statua della Madonna della Grotta, rimasta miracolosamente integra, fu recuperata e posizionata nell'altra chiesa esistente nella frazione Bombile, dove ogni anno viene venerata da migliaia di pellegrini.
Un ricco mercadante, uso a navigare per lontani mari, una volta fu sorpreso da terribile tempesta ed era sul punto di perdersi con tutto il suo piccolo equipaggio. Esaurito ogni sforzo per reggere il legno contro i marosi che da ogn' intorno lo combattevano, egli, come pieno di fede che era, genuflesso sulla tolda della stanca nave, tutto compreso da fervore, volge l' ultima preghiera al cielo, e fa voto alla Stella del mare alla Vergine estremo refugio dei cristiani, perché lo salvasse dallo imminente pericolo, ed in eterno ricordo di tanta grazia Le avrebbe fatto scolpire un condegno simulacro di marmo.
Come per incanto, immantinenti la tempesta si placa;
il mare furente si calma, il cielo si rasserena, l'astro maggiore squarcia le nubi, che si dileguano, ed apparisce sfolgorante nei suoi torrenti di luce. Il piccolo equipaggio nel conforto del pianto riconosce un miracolo, e dal profondo del cuore ne rende grazie alla Vergine consolatrice degli afflitti. La nave, spinta da prospero vento, approda salva a' suoi lidi.
Immediatamente il mercadante riparti per recarsi dal più abile scultore di quei tempi; gli ordinò la votiva statua e stabilì secolui il tempo in cui doveva averla consegnata. Aveva lo statuario appena abbozzato il suo lavoro, quando, assalito da grave infermità, mal suo grado dovette lasciarlo, senza che per più mesi potesse darvi su anco un solo colpo di scalpello.
Intanto il mercadante, fatto costruire apposta un bastimento, e venuto il tempo stabilito collo scultore per la consegna della statua, recossi da lui per averla. Ma quale non fu la dolorosa sorpresa di entrambi?
Lo scultore alle angosce fisiche della malattia univa quelle morali del suo decoro per la mancata obbligazione; il mercadante poi che in un attimo vedeva crollata ogni sua aspettativa, e, quel ch'è peggio, egli pensava, venuto meno al voto della Vergine; ma, persuaso poscia che nell'inadempimento non colpavano ne lui ne lo scultore, chiese a costui che almeno gli facesse vedere il marmo in abbozzo.
Recaronsi per ciò entrambi nella stanza da lavoro dell'artista; ma chi può descrivere il loro sbigottimento, la loro meraviglia in trovando non già un rude blocco di marmo, ma una statua bella e compita, bella d'uno splendore veramente divino? Si prostrarono innanzi alla prodigiosa imagine; e, riavutisi del primo stordimento, lo scultore, voltosi al mercadante, disse: ""Amico, è tanto grande la mia confusione per questo avvenimento, che io non so dire nulla! Credetemi, io vi giuro che questa Gran Madre non è opera mia; dessa è opera dell' Artefice eterno. E per darvi sicura prova della verità di quanto vi giuro, io vi dico: prendetevi questa imagine, dessa è solo vostra; portatela al luogo per cui fu destinata"".
Il mercadante non cape in sé dal contento. Brilla il suo volto di gioia, fa riporre la prodigiosa imago sul nuovo bastimento; e, appena terminato il lavoro d'imbarco e messo in ordine l'equipaggio, la nave, sciolte le vele, riprende il viaggio con sì prospero vento, che corre sulle onde come fosse un uccello a volo. Quando pervennero a' liti di Ardore di Calabria, la nave si ferma per non andare più innanzi. Allora i marinai, ammainate le vele, si danno all'opera per spingere innanzi la nave; ma, per quanto fossero estremi i loro sforzi, il legno non si muoveva punto da colà. Divulgatisi tali fatti nella contrada, scesero al mare gli Ardoresi ed i Condojannoti con notari, scrivani e danaro onde potessero assicurare ciascuno al proprio paese il possesso della statua; ma la sua meravigliosa bellezza fece sì che non essendosi potuto apprezzare, si stabilì che si ponesse sopra un carro cui fossero aggiogati due giovenchi selvatici e lasciati quindi trasportare così la statua in loro balìa, a quel paese si desse il possesso di essa al quale più vicino fermassero.
Allora soltanto la nave si potette trarre al lido e, posta la statua sul carro e tirato da quei furenti animali, attraversano il bosco, ed arrivati al luogo detto la Grottella, poco lungi dal villaggio di Bombile, in una valle in vista di Ardore, colà si fermano. Si comprese allora che la Vergine doveva esser posta nella Grotta che ivi esisteva scavata nella rupe, e cosi fu fatto.
A tale portento la gente della contrada lascia ogni lavoro e corre ad osservare la sacra imagine, la quale in tutti desta sempre più nuova e grande meraviglia.
Ben presto si dà opera a costruire un altare per collocarvi sopra la statua ed erigere una chiesa presso quella grotta. Nel corso del lavoro si ebbe gran necessità di acqua da bere, e gli operai non potevano più soffrire la sete. Allora, per un prodigio operato dalla Vergine, si vede da una rupe tutto ad un tratto sgorgare una fontana di fresca e purissima acqua, della quale tutti si dissetarono, ed anche oggidì si dissetano. Posteriormente i monaci Basiliani, che avevano preso in custodia il luogo, avevano trasportato la prodigiosa statua nel loro antico convento presso Condojanni; ma avvenne che quinci la statua scomparve e poi fu ritrovata nella sua grotta. Come pure, continua la tradizione, a cura dei Basiliani medesimi, la statua si era colorita; ma, senza scorgersene il come, vedevasi ritornata nel suo natural colore.
In questo modo, in mezzo a' prodigi, iniziavasi il culto della Madonna della Grotta di Bombile. Ora, il tempo in cui questi fatti siano intervenuti la leggenda popolare non dice: ma, ritenendoli in massima, ed accoppiando ad essa la data del 1508, ed un'altra del 1571, che leggesi in un'ampia grotta annerita, scavata a lato della chiesa, possiamo dedurre quanto dapprincipio dichiaravamo, che tutto cioè abbia avuto origine nel secolo XV, se non prima. Oggi il Santuario, purtroppo, a causa del crollo dell'intero costone, è andato completamente distrutto e, pertanto, è visitabile solo nella parte delle scale che fanno intravvedere oltre alla gigantesca frana anche quello che è rimasto del costone. La Statua della Madonna della Grotta, rimasta miracolosamente integra, fu recuperata e posizionata nell'altra chiesa esistente nella frazione Bombile, dove ogni anno viene venerata da migliaia di pellegrini.
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